Fin dalla sua istituzione l’Alsia ha ricevuto dalla Regione Basilicata il compito di dismettere definitivamente il patrimonio della Riforma fondiaria.
A distanza di circa cinquant’anni, l’Agenzia ha trovato una situazione caratterizzata da difficoltà tecniche, amministrative e giuridiche imputabili all’abbandono delle terre e dei fabbricati, ai conseguenti passaggi di conduzione, all’urbanizzazione dei terreni, al contenzioso diffuso, alla situazione degli stati di possesso, ai cambi di destinazione d’uso e, non ultima, ad una fetta rilevante di infrastrutture da cedere ad altri soggetti pubblici.
Consapevole della qualità e della quantità del patrimonio da dimettere, l’A genzia ha attivato innanzitutto un censimento dei beni e l’aggiornamento degli archivi e, quindi, ha messo a punto un metodo di cessione che può consentire di inserire i beni in progetti di valorizzazione e potenziamento dei comprensori della Riforma, anche mediante le azioni di sostegno alle popolazioni rurale che il Por 2000-2006 ha già programmato e il nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 ha previsto.
L’intero patrimonio, composto da 44 agglomerati (borgate e centri rurali), migliaia di ettari di terreno e boschi, centinaia di fabbricati, centinaia di chilometri di strade interpoderali, da porre al servizio delle unità produttive: i beni della Riforma rappresentano ancora oggi un patrimonio in grado di poter influenzare gli scenari economici della regione.
In questo contesto, l’attività di dismissione è stata impostata dall’Alsia con criteri di assoluta novità: la cessione del patrimonio non viene gestita tanto con l’intento di capitalizzare, quanto di offrire l’opportunità ai possessori di liberarsi dei cavilli burocratici e di riappropriarsi del ruolo di imprenditori.
Attraverso una serie di intese con la Regione, gli Enti Locali e altri soggetti pubblici e privati, la questione “Riforma” non è più un fatto “interno” all’Agenzia: è diventata visibile, riacquisendo la sua centralità nello sviluppo rurale.